Oggi, in tarda mattinata, forse era già mezzogiorno passato, arriva un messaggio da Donde (al secolo Matteo Felanda), dove mi invita ad andare a provare una nuova via a più tiri che ha chiodato ultimamente. Accetto sicuramente, a me piace fare le vie lunghe facili con la Ci.
Dopo un breve scambio di messaggi, chiedo se ha già qualche appunto sulla relazione della via e dell'avvicinamento. E' stato come chiedere se nel mare c'è dell'acqua:
..."Un sabato di novembre 2019, un sabato post-ramate d'acqua autunnali; di solito il Finalese si salva un po' di più, ma stavolta aveva picchiato duro tutta la notte anche lì. In questi frangenti puoi fare due cose: 1) niente. 2) perlustrazioni (di andare a dare manate a Cucco mi viene nausea solo al pensiero). Sento Giovanni Rocca al quale era venuta la stessa idea: perlustrazioni, e quella mattina era insieme a Filippo Rizzo, intenti a cercare di qualcosa di bello su cui eventualmente accompagnare i clienti per il tramite della loro Società Guide Alpine Finale. Allorché mi sovviene un'idea, un pilastro che tante volte avevo visto guardando Rocca di Corno. Sì, Rocca di Corno, dove ogni centimetro ormai è chiodato; ciò nonostante esisteva un pilastro di una certo sviluppo, non visibile da subito, forse perché la verdura ne oscurava l'accesso iniziale. Scatta la perlustra: armati di trapano e corde ci dirigiamo all’ambita Rocca. Ma quanto bello è l’ambiente di Rocca di Corno ?! Inciso a parte, montiamo in cima per il sentiero di vetta, ravaniamo un po’ e troviamo un bel terrazzo dove poterci calare. Scendiamo e sotto le nostre chiappe si disvela poco a poco un bel pilastro di 80 m, roccia galattica, quella Finalese pura & intonsa e di difficoltà contenute, massimo 6a, ad occhio. Il rovescio della medaglia è rappresentato dall’antico detto giapponese – uno di quelli che sparava maestro Miyagi a Danielsan - per cui ”più facile è la via, più grande è il culo che ti devi fare a pulire, mettere in sicurezza, ravvicinare i fittoni” (avessimo messo 4 fittoni a tiro ed era finita lì, no? No, ne metti di più perché chi fa il 5c/6a preferirebbe godersela, senza stracagarsi). Come è nel nostro stile decidiamo di metterci il più tempo possibile, non tanto per l'accuratezza del lavoro, ma solo per sporca indolenza (incredibilmente ognuno aveva sempre qualcos’altro da fare ), e quindi andiamo a terminare la via proprio a giugno 2020, in estate, una via esposta a sud-ovest, quindi che prende il sole pressoché tutto il giorno…ideale per l’estate… Alla fine comunque il risultato è eccellente: 4 tiri facili, con una variante di uscita un pelo più difficile, 6b, molto aerea (la si può fare anche come monotiro e poi ritornare alla sosta e poi uscire verso destra). Visto che è venuta bella e facile, il pensiero va anche questa volta al mitico Jean Micheal Cambon, scomparso a marzo, e allora, assecondando il suo stile umoristico, decidiamo di chiamarla “Finale nuovo, Finale selvaggio”, facendo il verso al titolo di una delle sue bibbie brianzonesi. La testiamo un mattino di fine giugno all’alba (si, a Finale d’estate fa caldo, ma noi siamo pervicaci, ossia delle beline), assieme alla cordata Valente, Marco & Pietro; Pietro, di soli 13 anni, se la tira tranquillamente da capo cordata, apprezzandola: test riuscito. Bon, la via è pronta, la sua stagione inizia adesso, enjoy.
L1 6a, L2 5c, L3 5c, L4 5c. Dalla sosta di L2 possibile
uscire dritti per variante diretta.
Attacca poco dopo aver preso il sentiero che porta all’antro
di Corno/ Muro Crepitante. Discesa a piedi per il sentiero che porta in vetta a
Rocca di Corno, possibili anche due doppie da 30 m.
Materiali messi a disposizione dalla Società Guide Alpine
Finale SGAF, Rockstore e Matteo Felanda.
GRAZIE DONDE!
E BUONA SCALATA A TUTTI
Nessun commento:
Posta un commento