martedì 19 maggio 2020

FINALE - Il tetto della Nutella

Era una giornata abbastanza calda, non ricordo però se era fine primavera o inizio autunno, di un lontano 1983.
Marco Marantonio sul "Tetto della Nutella" (foto tratta da Cento nuovi mattini)

Con il mio inseparabile amico e compagno di scalate di allora, l'indomabile Aldo Ferrante, ci eravamo presi una giornata di relax dal lavoro, la famosa fuga di mezzogiorno (dalla quale prenderà poi il nome una delle vie della Placca dei Maleducati che avremmo chiodato una decina di anni dopo).
Stavamo armeggiando sotto la "Via degli allievi", cercando di superare il famoso tetto della Nutella, senza riuscirci.
Ai tempi la via era una tra quelle più temute dai poveri ronchionati come noi.
Il primo dei tre tiri era un diedro che superava un salto di circa otto metri valutato V (quinto) senza neanche un chiodo e lo si faceva slegati per giungere alla cengia erbosa da dove partiva il tiro del tetto.
Il secondo tiro era quello più temuto, quello che superava il famigerato tetto valutato VI/VI+ (sesto/sesto superiore) con un passaggio acrobatico, allora veniva descritto così.
Il terzo tiro saliva un evidente diedro molto ben ammanigliato valutato IV (quarto) che portava alla sommità della falesia.


Ma torniamo a quel famoso giorno, il mostro dilemma era come superare il tetto, ma più precisamente come riuscire a moschettonare la fettuccia incastrata nella fessura appena sopra al tetto.
Dopo innumerevoli tentativi e altrettanti resting sull'ultimo chiodo, faticosamente conquistato in A0, avevamo perso ogni speranza.
Ma ecco comparire come per incanto un baldo giovane in pantaloncini corti, torso nudo e Superga ai piedi, si avvicina con un sorriso smagliante presentandosi ..."ciao sono Marco, vi ho visto dalla discarica,(allora sul piazzale di Cucco c'era una discarica a cielo aperto)che stavate provando il tetto, se volete vi posso mettere su la corda".
Noi ben felici di aver trovato un coraggioso volontario, ci affrettiamo a passargli il capo del canapone, che lui afferra e si lega in vita come Tita Piaz, io e Aldo ci guardiamo strabuzzando gli occhi e poi: ..."ma vai così senza imbrago???" e la risposta fu:..."tranquilli conosco bene la via, potrei farla anche con una 500 attaccata dietro!".
Parte sparato con le Superga ai piedi ed in men che non si dica raggiunge la sota dopo aver volteggiato abilmente sopra il tetto, mentre noi lo guardavamo come un Dio in terra.
Ridisceso tra noi ci spiegò come superare in libera l'acrobatico passaggio, dopo qualche timido tentativo, rigorosamente con la corda dall'alto, anche noi superammo il famoso Tetto della Nutella.

Da "100 nuovi mattini" di A.Gogna

Quel giorno avevamo conosciuto e scalato con Marco Marantonio detto Tacchino uno dei più forti scalatori del periodo del Nuovo Mattino.