lunedì 10 settembre 2018

SARDEGNA - Sette anni di solitudine (Punta Giradili)

Finalmente ho realizzato uno dei sogni nel cassetto che coltivavo da tanto tempo.
Punta Giradili vista dal mare
"7 anni di solitudine" percorre il profilo centrale tra sole e ombra






































Durante l’ultima vacanza in questa terra selvaggia e affascinante, gentilmente ospitato dal superlocal Alessandro Pansini (Pans), ho colto l’occasione per fare una delle più belle vie di Punta Giradili: “Sette anni di solitudine6c+ (6b+ obb.).
Chiacchierando davanti ad una birra fresca, pane guttiau e pecorino, Pans mi accenna che a giorni sarebbe arrivata la Ramó-family e che a Paolo piacerebbe salire una via lunga sulla mitica parete di Baunei.
Schema della via





































Mi faccio prestare un paio di scarpette più grandi dal Pans, io non ho portato scarpe comode, non avevo previsto di fare vie multi-pich.
Dopo averne provate qualcuna troviamo le scarpe giuste, un paio di wildclimb Pantera 2.0, ed eccomi pronto per l'avventura.
Sveglia alle 5:30, veloce colazione e si parte, con noi ci sono anche Betta e Anna che ci accompagneranno sin sotto la parete per poi continuare la camminata sul sentiero alla volta di Pedra Longa e Santa Maria Navarrese.
Paolo parte per il primo tiro di 7a





































Paolo scalpita e aggredisce il primo tiro, che ha un boulder iniziale che ammazza le dita, sbuffa un po’ ma sale in libera, io e Pans mungiamo senza ritegno il secondo spit per raggiungere la tacca risolutiva, una bella sveglia!
Pans sul terzo tiro diedro di 6b+
I due tiri successivi si rivelano sempre molto impegnativi, quasi come districare le corde aggrovigliate con il kevlar del saccone da recupero (forse una scelta non proprio azzeccata per una cordata a tre).
Appesi come salami ad essiccare
Lasciamo sempre il comando della cordata a Paolo, perché è sicuramente il più accreditato a tirare questa via in libera, ma anche perché provare a scambiarci le corde già incasinate appesi nel vuoto, (la maggior parte delle soste si fanno appesi all’imbraco), rischiamo di aggrovigliarle ulteriormente e rallentare ulteriormente la salita.
Settimo tiro, diedro strapiombante di 40 m.
UNA MAZZATA!






































Il settimo tiro, un diedro di quasi 40 metri leggermente strapiombante, impegna a fondo Paolo e sfinisce Pans ed il sottoscritto, ma ci sono ancora 6 tiri su muri verticali a goccette e pinzatine che mettono a dura prova polpastrelli e piedi.
A cinque tiri dalla cima arriva il sole (che bello!), ma la via ed il contesto sono così belli che subiamo in silenzio lo spolparsi dei polpastrelli e lo stivaletto cinese sui piedi.
Una comoda sosta (basta che te lo credi!)





































Prima dell’ultimo tiro chiamo la Ci in videochiamata per condividere anche con lei la fantastica vista che si gode di lassù (magia tecnologica), poi mi carico il sacco da recupero sulle spalle e salgo sotto il sole pregustando l’acqua fresca che berrò arrivato in cima.
L'agognata vetta





































Ma ahimè, arrivati in vetta Paolo ci dice che nel sacco non ha trovato la sua bottiglia, che probabilmente si è scordato di mettere nel saccone e la bottiglia da due litri  mia e di Pans è finita, AZZ!!!
Un po’ abbacchiati e con la gola secca ci avviamo sulla cresta alla volta dell’ovile dove abbiamo parcheggiato la macchina.
Dopo 40 minuti di salti, fra le lame di roccia formate dal fenomeno carsico, alla ricerca degli ometti che indicano la traccia, raggiungiamo l’ovile.
Stanchi, assetati ma felicissimi





































Aperta la macchina Pans ha afferrato la prima bottiglia pensando fosse quella dimenticata da Paolo e tracanna avido una bella sorsata, peccato che era acqua di mare raccolta dalla bambina e dimenticata nel bagagliaio (😲😳🤮).
Cerchiamo la bottiglia buona ma in auto non c’è.
Ma che come per magia spunta dal sacco da recupero, dove Paolo l’aveva messa al mattino ma non l’aveva poi trovata nel momento del bisogno, perché confusa tra il materiale.
Ci ridiamo sopra, beviamo e poi ci avviamo verso casa dove ci attende una sana birra ghiacciata.
Che bella salita !!!
Un sincero grazie a Paolo e Sandro per avermi permesso di con loro questa bellissima linea e per la bella giornata.

SETTE ANNI DI SOLITUDINE
Difficoltà: 6c+/7a (6b+ obbligatorio)
Esposizione: Sud-Ovest
Sviluppo arrampicata: 390m, 13 tiri
Materiale: 12 rinvii, due corde da 60m
Prima salita: Manilo Motto e Michel Piola 1995/2002, dal basso
Via stupenda che si sviluppa sull'impressionante parete di Punta Giradili su placche e diedri di ottimo calcare a gocce. Nonostante spittatura e passaggi obbligatori non particolarmente stressanti, il fatto che sia la via più lunga della parete e che sia molto continua la rende una via da non sottovalutare.
Avvicinamento:
Da Baunei salire in direzione Golgo, da quando la strada inizia a scendere prendere la strada sterrata sulla destra all'altezza del primo tornante. Arrivati ad una vasca tenersi sulla destra e a un bivio ancora a destra (NON seguire le indicazioni per l’ovile: è quello sbagliato) proseguire per qualche chilometro su sterrato fino all’Ovile Us Piggius, dove si parcheggia.
Prendere quindi il sentiero Selvaggio Blu che all'altezza delle ultime costruzioni dell’ovile punta verso Pedralonga.
Dopo circa 30 min di cammino su uno splendido sentiero panoramico sulla cengia della Punta Giradili si raggiunge l’attacco della via all'interno di un grottino.
Presente qualche cordone e evidenti i primi spit.
Discesa
Proseguire sulla cresta puntando verso il Monte Ginnircu, fino a ricongiungersi al sentiero Selvaggio
Blu in una valletta con pietrone a lame, quindi seguire il sentiero verso l’Ovile
Relazione
L1: La via inizia subito intensa con un blocco in strapiombo (7a)
L2: dopo un lungo runout, si prosegue su un traverso delicato verso destra, (6c+)
L3: diedro spettacolare (6b+)
L4: dopo un tratto più facile si aggredisce la placca con un tiro molto tecnico su stupendo calcare a
gocce (6c+)
L5: ancora sulla placca verticale obliquando leggermente a sx fino ad un’uscita delicata (6c+)
L6: tiro facile che punta dritto alla base del diedro strapiombante (6a)
L7: tiro chiave della via, molto fisico e su roccia che nel diedro cambia e diventa molto più precaria per i piedi (6c+/7a)
L8: ancora per qualche metro nel diedro, da cui si esce verso dx (6b+)
L9: muro tecnico ma non estremamente difficile (6a+)
L10: si obliqua verso sx puntando l’evidente strapiombo a buconi, tiro da non sottovalutare (6b+)
L11: un ultimo sforzo sullo strapiombo a zanche, consigliato allungare i rinvii sotto il tetto. 6b+
L12: facile tiro di trasferimento, occhio alla lama non particolarmente solida, si consiglia di fare sosta sulla comoda cengia alla base dell’ultimo muretto. (5a)
L13: facile e divertente tiro che porta sulla vetta della punta (5b)