giovedì 24 settembre 2015

Giova e i torrioni di Miroglio


Miroglio (pic G.Massari)
..."Tutto questo si consumava, giocoforza, in modo integralista, radicale, ossessivo, con una buona dose di accettazione del rischio e alternativo alla vita “normale” tanto che qualcuno ci definì ”parassiti sociali”(la cosa non mi turbò dal momento che ero studente…). Eravamo costantemente alla ricerca di un confronto: chi con sé stesso, chi con gli altri, ma sempre attraverso la “libera”, con i suoi gesti sempre uguali ma sempre diversi e in ogni sua declinazione, per sentirci più “liberi” da quell’omologazione che sembrava serpeggiasse avida di proseliti, sì proprio quella che cantavano i CCCP:”produci-consuma-crepa!”, e vivevamo sempre in attesa di un nostro, del tutto inutile ma nostro, ”Mercoledì da Leoni”.Il più delle volte, tutto questo “arrampicare” non portava da nessuna parte, se non ad un enorme ed edonistico auto–appagamento, ma diventava semmai un vero e proprio “modus vivendi” e una drogata, quotidiana e vorace fame di roccia (non c’erano i muri) da scalare ma anche da scoprire, avulsa dalla realtà e da ogni forma di impegno sociale; era però anche un mondo immensamente intrigante e creativo.
Giovannino Massari (pic A.Barbera)
Oggi, che mi sembra vagamente di aver trovato un equilibrio (sarà l’età...), devo riconoscere che proprio questo modo di vivere l’arrampicata come “disciplina” (condita da potenti dosi di endorfine e più vicina all’alpinismo) e non come lo stupendo “sport” che è diventata, pur con le sue nevrosi, a noi, ex giovani, ha cambiato radicalmente la vita e le sue scelte e devo ammettere che aver “potuto” procrastinare a lungo l’arrivo della cosiddetta “età adulta”, vivendo le scalate come l’unica ragione di vita, non mi trova per nulla pentito se, ancora adesso, non posso fare a meno di resistere al richiamo di una breve “free solo” che mi riporta così nel mio mondo, lontano dalla realtà."
Giovanni Massari

Nessun commento:

Posta un commento