martedì 24 settembre 2013

DOLOMITI - Cassin Ratti alla torre Trieste

Ema in compagnia di Marco, protagonisti su una super classica.

Ecco il suo commento lasciato su Gulliver.it





...Alla fine mi hanno convinto ad andar per crode! La curiosità di andare a mettere il naso anche da quelle parti c’era, poi il nome degli apritori ha fatto il resto… Una salita nel complesso remunerativa, con la seconda parte (dal 12 tiro in su) decisamente più bella ed entusiasmante, con roccia sana (a tratti molto simile, per chi conosce, al Bauso di Veravo zona Albenga). La prima parte invece, non mi è piaciuta molto… ma sono io che sono viziato di roccia buona (Finale, Monte Bianco). Al momento tutta asciutta...




...Un noto scrittore-alpinista ha scritto “Non parlatemi di gradi e chiodi, ditemi cosa vi siete detti ai bivacchi!”. Una manciata di flashback dunque, per ricordare una bella due giorni da apprendisti crodaioli… I carabinieri e la patente scaduta di Marco, il traverso di L4 su roccia da manicomio, il tintinnio di chiodi e martello per la sosta improvvisata, il tirone di 50 m nel diedro-camino, l’uscita su mughi alla seconda cengia, il bivacco, l’ammirazione verso Cassin e Ratti per l’intuito e la determinazione che ci voleva nel ’35 ad andar su di lì, lo zainetto che mi ha regalato Chicco, l’aria sotto i piedi dopo il diedro giallo per andare a prendere la S16 dietro lo spigolo, l’uscita in coppa, le mani dolenti e la discesa con il mio traverso di 20 m sprotetto per cercare la calata che era 15 m prima… a volte ci vuole un attimo per dimenticare una vita, per alcuni momenti invece non basta una vita. Con Marco.

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