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lunedì 11 febbraio 2013

VALLE ARGENTERA - Sulle orme di G.C. Grassi…


Ieri mentre quaggiù in riviera ci godevamo il sole in attesa dell'arrivo della nevicata, Ema e Gianluca si godevano il freddo in Valle Argentera.


Ecco il racconto della loro giornata:

L’ALTRO VOLTO DEL PIANETA
Sulle orme di G.C. Grassi…
L’altro volto del pianeta è  una meravigliosa ed effimera gemma di ghiaccio incastonata nella Valle Argentera. Sperduta e solitaria, se così si può dire, di una vallata a due passi dalla folla del Sestrieres (To).
Il nome si deve alla fertile fantasia di G.C. Grassi,  suo primo salitore nel 1986. Questa colata è conosciuta per la sua linea slanciata e verticalmente attraente. È stata la prima cascata delle Alpi Occidentali a guadagnarsi l’aggettivo di ED+.
Ieri faceva freddo (-15 C° al parcheggio)… Ma la curiosità era tanta e la voglia di cimentarsi irresistibile.
Inoltre, le previsioni meteo prevedevano copiose nevicate in tutto il nord Italia dal giorno seguente e vista la valangosità della zona questo avrebbe voluto dire quasi certamente rimandare al prossimo anno… forse. Sempre che la cascata decida di riformarsi l’inverno successivo.
E allora eccoci lì, soli in tutta la valle, a soffrire come cani per il freddo pungente e fottutamente intimoriti ai piedi della cascata quando lei, al nostro arrivo, decide di assestarsi un poco emettendo due grossi rumori sordi: “stak… staTAAK”. Gianluca mi guarda attonito, “non preoccuparti… è un buon segno” gli dico io (!?). Attacchiamo.
Salgo il piedistallo agganciando dietro grandi petali di ghiaccio. Dalla stalattite di destra inizia a colarmi addosso uno spruzzo d’acqua costante. In pochi secondi il mio Gore-tex si trasforma in una corazza di ghiaccio (incredibile!). Metto due brocche. Guardo in su e penso già come superare la fascia strapiombante. In realtà, pochi istanti dopo arrivo con lo sguardo all’altezza della frattura, “merda… pensavo fosse più piccola” mi dico. Un bel taglio netto, alto 20 cm. praticamente lungo tutta la larghezza della colonna. Guardo bene, penso faccio un abalakov e scendo, al centro pare saldata… poi, come a volte accade, le ragioni del cuore (o della pazzia J) prevalgono sulla ragione.
Sono sotto la fascia strapiombante a 95°, “metti un chiodo qui, scarica il piede là, agganci e chiudi” penso ma non va proprio così. Il chiodo rivela una bolla d’aria. Se volo questo non tiene ma sono troppo bollito per svitare. Lo lascio li, ho solo l’accortezza di moschettonare un shock-absorber anziché un rinvio normale. Ne metto inevitabilmente un altro a 1 metro, più a sinistra. Questo è buono. Aggancio più in su che posso, ma è ancora troppo poco, i piedi sotto non scaricano e allo stesso tempo non riesco a ribaltarmi oltre. Gli avanbracci stanno esplodendo, il pensiero di volar giù mi fa reagire e con un guizzo (e un bell’urlo) riesco a ribaltarmi sopra la frangia. Botta di adrenalina e una bella vite. Saranno trascorsi 30/40 min da quando ho attaccato.
Ancora una ventina di metri, per lo più a 90° ma sono più fiducioso, occorre solo gestire le forze. Poco più tardi un traverso verso destra mi conduce in sosta, 27 anni dopo Gian Carlo. Una gioia incontenibile mi esplode “dentro”.





L’altro volto del pianeta
Prima ascensione: Gian Carlo Grassi - Nello Margaria 1986
130m
WI 5+

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