Il mondo dei climbers racchiude tanti piccoli emisferi tutti diversi, accomunati dalla passione per la scalata, chi scala grandi pareti, chi frequenta solo falesie, chi fa solo boulder e chi scala solo sulla plastica.
La vera essenza di questo sport è racchiusa in una filosofia di vita che, per chi l'osserva dall'esterno può sembrare incomprensibile.
Ho chiesto a Raffaella Cottalorda, che ha saputo cogliere questa filosofia in modo tutto personale, profondo e perché no romantico, di raccontare un po' di se:
..."Ciao! Eccomi qua, in molti mi conoscono di vista, alcuni un po’ meno superficialmente, altri un po’ più in profondità, sono Raffaella, ma preferisco Raffa per tutti, mi sembra più amichevole e meno altezzoso.
Alexio mi ha chiesto di parlare della mia vita da climber/nomade…
Bene, ciò che prima di tutto vorrei dire è che per me il viaggio è fondamentale per la mia motivazione nella vita e nell'arrampicata, per progredire sempre e non sedersi mai.
Di solito da settembre a giugno lavoro a scuola e viaggio solo il weekend (tutti!), nei ponti e nelle vacanze scolastiche, ma spesso il viaggiare così poco mi fa mancare l’aria e anche non poter scalare in falesie stupende che d’estate sono impraticabili. Ultimamente sto viaggiando per lo più verso la Spagna, c’è tanta roccia, conosco bene la lingua, mi sento accolta dal popolo spagnolo da sempre: questi sono i motivi fondamentali del mio muovermi verso la penisola iberica.
Credo che ognuno scelga, come vivere l’arrampicata; io ho deciso di viverla da nomade.
Dopo periodi troppo lunghi nello stesso posto sento che sto perdendo tempo, il tempo che potrei investire per esplorare lo sto usando per provare una via dura, a volte, poche volte, mi va; spesso preferisco riprendere il mio furgone e viaggiare, conoscere settori nuovi e gente nuova.
Ho scelto di vivere molto del mio tempo in furgone, si sono una vanlifer, in certi periodi tempo pieno, in altri no, il mio attuale furgone non mi permette viverci al 100%, per questo l’ho messo in vendita pensando di prenderne uno più grande.
In questo ultimo mese sono stata prima in Francia e poi in Spagna e ho visitato boschi, mari e pareti di roccia che mi hanno riempito gli occhi e il cuore e dato motivazione.
Inizialmente il clima era molto caldo, adesso fresco non è, ma settembre è sempre stato il mese migliore per poter stare nella natura con condizioni quasi sempre ottimali. Durante il viaggio sono anche passata in falesie già visitate per chiudere vecchi e nuovi progetti, facendo un po’ di pulizia nei settori sia di vie che di rifiuti lasciati dagli umani.
Prima sono stata a Rue de Masques, dove sono riuscita a chiudere un famoso 8b e alcune vie di grado 7 che mi avevano rifiutata anni fa, poi a St. Leger Malaxe, ho salito un stupendo 8a+ di resistenza pura.
Arrivando in fine a Valencia, luogo che sento un po’ casa, ma il troppo caldo, le vie particolarmente dure e anche un po’ di stanchezza hanno fatto calare forza e motivazione. Forse le vie troppo placcose e troppi pensieri mi hanno portato altrove, ho quindi accantonato momentaneamente la scimmia della scalata seguendo l'andamento della famosa sinusoide.
Tra le tante cose ho anche conosciuto Arturo, una gatta che si è innamorata di me e del mio furgone ed ha deciso di passare le sue giornate insieme a me.
In questi ultimi giorni sono scesa ancora più a sud, Alicante, Cabezò d’or, vie di 40/50m, un avvicinamento che mette alla prova e metri e metri di roccia stupenda; anche se non sono abituata ad arrampicare per così tanti metri, i risultati sono andati verso un progressivo crescendo. Ho salito una linea superba di 7c a vista, usando l’arte dell’incastro di ginocchio acquisita a Rodellar e un 8a flash che ha tirato fuori la mia forza latente, soddisfatta il terzo giorno decido di fare la ragazza grigri. Posto stupendo, roccia eccezionale, linee superbe, io lo considero un settore Cinco Estrellas, considerando anche il fatto che le calette alicantine sono a 20’ di auto; per me il posto perfetto, avvicinamento a parte.